domenica 18 dicembre 2011

Discussione su it.scienze.medicina sulla sanità

A me pare follia (di sdevils)

Anziano ricoverato in un grande ospedale universitario romano a

seguito di un grave episodio che l'ha portato al pronto soccorso e poi

al ricovero. Strutture vecchie e progettate in epoche lontane, un par

di secoli fa, ma ancora in uso. Servono alcuni esami strumentali ma il

laboratorio centrale si trova in un altro edificio dello stesso

ospedale, separato da una strada. Che si fa? Semplice: ogni volta,

trasporto in ambulanza, avanti e indietro! Poi magari mancano le

ambulanze o mancano i soldi per la sanità.



Seconda follia. Passano i giorni e l'anziano rimane ricoverato in

attesa di completare gli esami. Già, perché se non fosse ricoverato

poi sarebbe più complicato farli. Dunque si prolunga artificiosamente

un ricovero, par di capire, con disagi per la persona, occupazione di

un letto, e spesa per lo Stato. Dopo un periodo, a un certo punto, per

fortuna, ci si inventa il "ricovero a casa", cioè le dimissioni

protette. Almeno non sta più in ospedale.



Terza follia: passa il tempo, fatti gli esami, ma si attendono le

refertazioni e conseguenti diagnosi e terapie. In una struttura

privata a pagamento ti refertano una TAC sotto gli occhi, in tempo

reale. Qui passano i giorni o addirittura settiimane, nonostante

l'insistenza dei familiari preoccupati di capire meglio la situazione,

ma pare di chiedere la luna.


Re: A me pare follia di ( * GB *)


> Strutture vecchie e progettate in epoche lontane, un par di secoli fa,


Già da questa premessa si poteva intuire il seguito...


> ogni volta, trasporto in ambulanza, avanti e indietro!
.....Dunque si prolunga artificiosamente un ricovero, par di capire,
.....Qui passano i giorni o addirittura settiimane,
.... Risposta: la cartella clinica sarà pronta tra un mese!
......Per i dischetti invece occorre fare il giro


Non c'è niente di strano. E' che i servizi pubblici funzionano secondo

logiche volte a massimizzare il più possibile il numero degli addetti.

Infatti quando c'erano i soldi da sprecare, quello era un buon modo

di creare occupazione. Inoltre, poiché i soldi erano comunque limitati,

si è fatto più affidamento sulla dedizione e competenza individuale

che sulla messa a disposizione di strutture moderne realizzate apposta.

Perciò non è strano che anche la sanità pubblica sia spesso frammentata

in tante piccole unità operative, sovente ridondanti, con spazi e mezzi

vagamente da terzo mondo, e che l'organizzazione lasci a desiderare.

Se la cosa non ti sta bene, chiedi di fare come in Usa e privatizzare

tutta la sanità (dopo però bisogna che ci hai i soldi per farti curare).
Bye,
*GB*

venerdì 16 dicembre 2011

Artralgie e febbre in quarantenne

L'altro giorno è arrivata una richiesta di consulenza per: artralgie e febbre, in signora quarantenne.
Un giovane laureato in medicina, Francesco ed io ci siamo recati subito a visitare la signora.
I colleghi che ci avevano chiamato ci hanno descritto le artralgie, localizzate prevalentemente alle grandi articolazioni degli arti inferiori, accompagnate da febbre elevata da una decina giorni, con PCR elevatissima, ultimo valore sotto trattamento cortisonico circa 130.
Era stato già eseguito il TAS, ma solo dopo prolungata ricerca abbiamo trovato la risposta: 1700.
Il giovane medico mi guarda negli occhi e lo tranquillizzo con lo sguardo, quello che sta pensando lui, lo stiamo pensando anche Francesco ed io. La signora non ha nessuna patologia particolarissima e rara, ma il buon vecchio Reumatismo Articolare Acuto.
Consigliamo terapia con penicillina e dosi generose di ac. acetisalicilico, più un ecocardiogramma.
Oggi il collega ci ha detto del netto miglioramento dopo 3 giorni.